Carta geologica: Carta Geologica d’Italia in scala 1:100.000 foglio 184 Napoli e 185 Salerno.
http://www.apat.gov.it/Media/carta_geologica_italia/tavoletta.asp?foglio=183-184
http://www.apat.gov.it/Media/carta_geologica_italia/tavoletta.asp?foglio=185
Figura 1 Carta Geologica d’Italia in scala 1:100.000 foglio 183 -184 Napoli
Il Somma-Vesuvio è situato all’interno della costa del golfo di Napoli, a cui fa da sfondo, a qualche km dal capoluogo campano, questo apparato è presente nell’immaginario comune come il vulcano per eccellenza, ha infatti detenuto da sempre il ruolo di protagonista tra i vulcani di tutto il mondo. Las tessa scienza vulcanologica è nata sulle pendici del Vesuvio, nel 1849 nasce il primo osservatorio vulcanologico di tutto il mondo. (maggiori approfondimenti sulla nascita dell’osservatorio e non solo nel sito: http://www.laportadelvesuvio.it/geo_osservatorio.htm ). Il vulcano è costituito da due edifici sovrapposti: il Monte Somma, successivamente collassato del quale oggi ammiriamo la caldera, ed il cono del Vesuvio cresciuto all’interno della depressione. Il Monte Somma raggiunge la quota attuale di 1130 m , mentre il Vesuvio raggiunge i 1281 m. La caldera del Somma si è generata a seguito di cinque eruzioni pliniane, l’ultima è quella del 79d.C., in quest’ultima fase si assiste alla distruzione delle città romane di Pompei, Ercolano e Stabia, ed alla morte di Plinio il Vecchio, il primo “vulcanologo” del mondo da cui prende il nome il tipo di eruzione. Secondo le lettere che Plinio il Giovane scrive a Tacito l’eruzione incomincia il 24 agosto a l’una del pomeriggio concludendosi alle venti del giorno successivo. L’eruzione ha due fasi distinte:
Figura 3 Veduta del Somma-Vesuvio da Pompei (foto di Carmine Allocca)
Dopo questa eruzione si sono verificate numerose eruzioni stromboliane ed effusive che hanno ricostruito all’interno della caldera del somma l’edificio di stratovulcano Gran Cono vesuviano. Da quel momento l’attività eruttiva ha conosciuto soltanto due momenti di quiete ed in entrambi i casi sono seguiti forti eventi esplosivi di grande energia. L’eruzione del 472 d.C. avvenuta quasi tre secoli dopo produsse devastazioni molto simili a quelle del 79 d.C. . Dopo un altro periodo di riposo che durava dal 1139 il Vesuvio entra in attività nel 16 dicembre del 1631 con una eruzione di tipo pliniano che si protrasse fino al pomeriggio. I fenomeni eruttivi causarono ingenti danni e la morte di circa 4000 persone.
Dopo l’eruzione del 1944 il Vesuvio è entrato in un a fase di riposo che dura da oltre mezzo secolo, che non può essere considerato come prova della sua estinzione.
Nonostante gli “insegnamenti” del passato visibili a tutti, nei siti di Pompei ed Ercolano, ci si trova ad affrontare un’antropizzazione selvaggia e suicida dell’area, per la maggior parte abusiva, che ha costruito fin sotto la bocca del vulcano. Per questo il Vesuvio è considerato a detta di tutti, uno dei vulcani più pericolosi del mondo, se non il più pericoloso.
Figura 4: Schema di classificazione delle eruzioni in base all'indice di dispersione ed a quello di frammentazione (da Scandone & Giacomelli, 1998)
In generale un deposito piroclastico è formato da tre gruppi di componenti: i frammenti iuvenili, i cristalli ed i frammenti litici. Ai primi due appartengono le particelle generate dalla frammentazione del magma che possono essere parzialmente cristalline o totalmente vetrose in funzione del tempo impiegato per la consolidazione. L’ultimo gruppo è formato invece da tutti quei frammenti che entrano a far parte del magma durante la sua emissione oppure dovute a precedenti eruzioni ed inglobate durante il processo di trasporto e deposizione. I depositi vengono suddivisi in tre categorie tenendo conto del processo eruttivo, delle modalità di trasporto e di messa in posto che hanno determinato il deposito stesso:
1. Depositi da ricaduta – sono dovuti all’accumulo di frammenti sia iuvenili che litici, eiettati verso l’alto attraverso una colonna eruttiva fortemente sostenuta dall’espansione di gas. La geometria del deposito è determinata dalla balistica dei frammenti dipendente dall’altezza della colonna e dalle velocità dei venti che quando non sono più sostenuti ricadono al suolo per effetto della gravità. Questi depositi sono caratterizzati dalla granulometria dei componenti e dalla dispersione del deposito, cioè dalla massima distanza raggiunta dai frammenti. Inoltre in base alla natura prevalente della componente iuvenile si possono distinguere depositi da ricaduta, di scorie, di pomici e di ceneri.
Figura 5 - Schema di un deposito da ricaduta. Questo tipo di deposito tende a mantellare la topografia preesistente conservando la morfologia (da Tutto vulcani Mondadori)
2. Depositi di colate piroclastiche – sono generati da flussi turbolenti gas/solido ad alta concentrazione di particelle, conseguenti al collasso della colonna eruttiva. I depositi si presentano mal classati e privi di stratificazione, con strutture tipiche quali pipes da degassamento ( caratterizzati dalla sola concentrazione di granuli dovuta all’assenza di matrice cineritica asportata dai gas, che permettono di ricondurre il deposito ad un flusso e non ad una caduta) e giunti colonnari di raffreddamento. A seconda della frazione granulometrica prevalente si distinguono colate piroclastiche cineritiche, scoriacee o pomicee. Le prime sono caratterizzate da una matrice fine cineritica nella quale sono immersi blocchi litici che possono a volte presentare una graduale gradazione inversa ed alla base pipes. I depositi da colate piroclastiche mostrano invece la presenza di blocchi litici di diversa natura con grossolana gradazione inversa al di sotto dei quali si rinviene un livello cineritico laminare detto basal layer. Infine i depositi ignimbritici pomicei sono costituiti da pomici immerse in una matrice cineritica fine. I blocchi litici di dimensioni maggiori si rinvengono in prossimità del punto di emissione e generalmente in questo caso hanno gradazione diretta. Allontanandosi dal centro eruttivo le pomici mostrano una gradazione inversa ed alla base i depositi risultano caratterizzati da un livello a granulometria fine che oblitera la morfologia.
Figura 6 - Deposito di colata piroclastica. Tende a colmare le depressioni generando una morfologia piatta. (da Tutto vulcani Mondadori)
3. Depositi da surge – generati da un flusso gas/solido a bassa concentrazione di particelle. L’interazione con l’acqua di falda di genera processi del tipo fuel – colant interaction che producono una elevata frammentazione dei materiali. La tendenza dei depositi è quella di mantellare la topografia con un generale ispessimento nelle depressioni. Nella direzione del flusso si sviluppano strutture sedimentarie con stratificazione incrociata a basso angolo ( planar cross bedding ) nei livelli cineritici e pomicei, piccole forme dunari, canali di erosione e tasche di sedimentazione.
Figura 7 - Deposito da surge. tale deposito drappeggiare la superficie mostrando variazioni di spessore importanti tra gli alti e i bassi topografici. (da Tutto vulcani Mondadori)
Figura 8: Vesuvio da Punta Nasone (foto di Carmine Allocca)
Tutto Vulcani Mondadori
http://www.laportadelvesuvio.it/
Per le lettere in lingua originale e tradotte di Plinio il Giovane a Tacito consultare il sito: www.vesuvioweb.com